Poesie, elogi e aforismi sui gatti

 

gatto e albero di nataleAlbero di natale

 

“Hai sentito cos’ha detto la nostra mummy stamani?”

chiede Toby.

“No. Qualcosa di interessante da mangiare?” domanda

di rimando Lallie.

“Uffa, non fai altro che pensare al cibo tu! No, mummy

ha detto che tra una settimana è natale” spiega Toby.

“Che roba è?”

“Non ti ricordi l’anno scorso? Quando hanno portato

in casa un albero grande (anche se era finto) con

tanti giocattoli attaccati?”

“E quell’albero si chiamava natale?” chiede Lallie.

“Ma no, almeno non credo, però… non te lo so dire”

tituba Toby.

“Beh, allora che c’è da essere tanto agitato?”

“Non hai un minimo di fantasia Lallie! Se arriva un

altro albero, potremo giocare tutto il tempo che resterà

in casa, staccare i giochini, romperli, farli ruzzolare

lontano dagli occhi umani e tutto quello che ci

verrà in mente. Hai capito ora perché sono eccitato

(non agitato: tu non usi mai i termini corretti!)”

“Oggi non ti sopporto proprio!” sbuffa Lallie dando

una benevola zampata in testa all’amico prima di andarsene

per i fatti suoi.

“Lallie!” miagola Sandy incontrando il micione per le

scale.

“Ciao Sandy. Che mi racconti?”

“Sai che tra una settimana è natale?” propone Sandy.

“Sì” si vanta Lallie, “lo so. Spero che arrivi il solito albero…

a proposito è lui che si chiama natale?”

“Lui chi?” chiede Sandy sgranando gli occhi.

“Lui l’albero”.

“No, certo che no. Gli alberi non credo abbiano nomi

o, se li hanno, io non ne sono a conoscenza. Natale è il

nome di una festa umana, ma non chiedermi che tipo

di festa.”

“E allora che cos’avete tutti con questo natale? Io non

voglio averci niente a che fare. Lasciatemi in pace!”

conclude Lallie salendo sul letto dove lo attende una

calda coperta di pile.

Ma il suo riposino non dura a lungo perché Toby lo

raggiunge di lì a poco, lo avvicina e inizia a leccargli la

testa. Lallie reagisce con lamenti minacciosi: vorrebbe

tanto riuscire a fare un pisolino. Fuori ci sono nebbia

e freddo, sul letto invece morbidezza e tepore.

“Ti prego” sbotta infine, “lasciami dormire: sono tanto

stanco!”

“Stanco? Che tu voglia dormire lo comprendo, ma

che tu sia stanco…” replica Toby. “Da un po’ ho notato

che non hai mai voglia di giocare con me. Ti irriti subito

e reagisci anche con morsi dolorosi. Perché? Non

siamo più amici?”

“Ma no, non è questo, è che non mi sento bene come

al solito…”

“Secondo me devi andare dalla nostra mummy e farglielo

capire. Lo so che gli umani non comprendono

il nostro linguaggio, ma noi abbiamo tanti mezzi per

comunicare. Non credi?” domanda Toby.

“Hai ragione amico mio, ma ora lasciami dormire,

farò come dici tu quando mi sveglierò” sospira Lallie

esibendosi in una leccatina stanca sulla testa del suo

compagno.

Toby lo guarda preoccupato, sperando che il malessere

addotto da Lallie non sia nulla di importante. Come

farebbe senza il suo amico del cuore? Sono giunti nella

loro attuale casa a distanza di pochi giorni e sono cresciuti

insieme, giocando, combinando disastri, dormendo

abbracciati e leccandosi ogni volta che potevano. Se restasse

solo, la vita sarebbe di certo molto meno animata.

Con queste preoccupazioni, il nostro amico si addormenta

pure lui accanto a Lallie.

L’indomani mummy, sollecitata da Lallie, scopre un

gonfiore sospetto sul collo del micione. Preoccupata,

ne parla con il marito e insieme decidono di far visitare

il micio dal veterinario di fiducia.

“Non voglio entrare lì dentro!” urla il nostro amico vedendo

il famigerato trasportino, sinonimo di viaggio in

auto, ambulatorio veterinario e dolorosi trattamenti.

Ma è giocoforza entrarvi: “Non vale! Siete due contro

uno!” si lamenta inutilmente. Poi, vedendo Toby che

lo osserva da una comoda poltrona, inveisce: “Tutta

colpa tua. Hai voluto che mostrassi a mummy il mio

malessere e ora guarda che cosa mi capita!”

“È per il tuo bene!” esclama incerto Toby.

Due ore dopo, Lallie è di ritorno.

“Allora? Che cosa ha detto il veterinario?” chiede

Toby all’amico.

“Niente di che!” è la laconica risposta.

“Ma come? Conoscendoti, non avrai capito quello

che hanno scoperto. Ho visto mummy così preoccupata!”

“Beh, quello là ha detto che avevo una zucca…”

“Una zucca? Ma dove l’avevi?”

“Qui sul collo.”

“Avrai avuto una zecca forse.”

“Sì, e io che ho detto?”

“Lasciamo perdere. Allora adesso sei guarito?”

“Sì e il veterinario mi ha anche fatto gli auguri di buon

natale. Io non so che cavolo avete tutti con ‘sto natale.

Spero che arrivi presto e se ne vada altrettanto in

fretta!”

“Ehi, ragazzi, tutti in cantina! Venite” miagola Sandy.

I due umani, infatti, stanno scendendo in cantina per

prendere l’albero di natale con relativi addobbi.

Base sistemata, albero aperto nella sua completa magnificenza,

scatole di addobbi a disposizione con i due

umani impegnati nella loro opera creativa.

“Lallie non giocare con quella pallina, è di vetro, potrebbe

rompersi… oh no!” strilla mummy disperata

raccogliendo il frutto della disobbedienza. “Caro, bisogna

che chiudiamo i gatti in un’altra stanza, altrimenti

non riusciremo mai a terminare il lavoro.”

Ma non è facile prendere un gatto che non ha nessuna

intenzione di lasciar fare, figuriamoci tre!

“Che bello giocare a nascondino!” esclama Sandy eccitata,

salendo con un unico impensabile balzo su un

pensile della cucina.

Un’ora dopo, con i soliti inganni messi in atto dagli

umani, i tre gatti sono chiusi in camera da letto dove

miagolano il loro disappunto.

Il pomeriggio scivola dolcemente verso l’imbrunire,

quando i mici sono liberati dalla loro prigionia.

“Che bello!” esclama Lallie incantato dall’albero da

cui pendono meravigliosi giochini colorati e alcuni

anche luminosi.

Mummy impone: “Mi raccomando. Non toccate l’albero

almeno fino a natale, dopo sarà completamente

vostro! Intesi?”

Per tutta risposta Toby, con una zampata di fino stacca

una pallina da un ramo e la insegue per l’intera stanza,

tentando di evitare l’intervento dei due compagni.

Che, per scongiurare litigi, decidono di procurarsi

una pallina a testa.

Purtroppo l’azione congiunta dei due fa vacillare l’albero

che cade rovinosamente a terra con un rumore di

cocci infranti.

Infranti come il cuore di mummy che, mani nei capelli,

grida: “E adesso? Ma non siete capaci di evitare

disastri? Possibile che ogni giorno ne combiniate una

nuova?”

“Eh cara mummy. Sempre le stesse catastrofi ci annoiano.

Noi siamo gatti creativi!” esclama Lallie.

“E poi” continua mummy che non ha compreso nulla

delle loro argomentazioni, “se insistete con questi

comportamenti, l’anno prossimo non ci sarà più alcun

albero di natale. Io non posso continuare a lavorare

per farmi distruggere tutto da voi tre malandrini!

E in pochi minuti poi!”

“Eh no” replica offeso Lallie. “Guarda che non siamo

stati noi a rovinare la tua opera. Anzi, ti dirò di più: il

tuo albero è piuttosto pericoloso, sai? Infatti, appena

gli siamo passati vicini, ci è crollato addosso! Non è

vero, ragazzi?”

“Proprio così!” miagola Toby convinto che Lallie abbia

dichiarato la verità.

“Eh sì, cara mummy” rinforza Sandy. “Noi ci siamo

pure spaventati, avremmo potuto anche farci male.

Per fortuna siamo gatti agili e abbiamo compreso subito

le intenzioni del tuo albero.”

Mummy li sta a sentire senza capire nulla, poi sospira

e si prepara a riparare i danni provocati dai suoi meravigliosi,

affettuosi, bellissimi, amatissimi e impareggiabili

mici.

(dal libro “Miciomania” edito nel 2021)

 

 

intelligenza del gattoDa esperimenti di laboratorio effettuati è stato stabilito che i gatti hanno una notevole intelligenza, equiparata a quella delle scimmie ritenute in precedenza gli unici animali in grado di usare l’intuito nel risolvere i quesiti.

Il dottor Donald Adams alla Wesleyan University (USA) condusse un esperimento per comprovare tale tesi, egli condusse un esperimento di pari facilità per le scimmie e per i gatti.

Il dottor Adams addestrò un gatto a portare in giro per il laboratorio una scatola su rotelle. Quando il felino ebbe imparato, collocò un pezzo di fegato appeso al soffitto e una delle scatole su rotelle a 50 centimetri dal fegato. Liberato, il gatto salì subito sulla scatola e si tese più volte verso il fegato. Quindi ridiscese sul pavimento e rimase sotto il bocconcino, cercando invano di saltare per afferrarlo con la zampa. Resosi conto che questo metodo non funzionava, si ritirò a riflettere. Si accovacciò in un angolo del laboratorio e iniziò a lavarsi senza degnare il bocconcino di uno sguardo. All’improvviso il gatto si fermò e rimase rigido per tre/quattro secondi con la zampa posteriore alzata, mentre fissava intensamente il fegato con le orecchie tese in avanti e il corpo in tensione. Poi si alzò di colpo, corse verso la scatola e la trascinò proprio sotto il fegato. Con un balzo saltò sulla scatola, poi con un ulteriore balzo afferrò il fegato e iniziò a gustarlo.

Quando vennero sottoposte al medesimo esperimento, le scimmie trovarono la soluzione in un tempo solo leggermente inferiore.

 

 

gatta sandySandy era bella, ma non di una bellezza normale, bensì di quel fascino che ti avvince e al quale non riesci a sottrarti.

Viveva in una famiglia composta da due umani, Lui e Lei.

Il maschio era il suo preferito: sentiva l’amore di Lui strisciare discreto nel suo cuore di gatta. Anche a Lei era affezionata la nostra Sandy, ma in fondo al cuore provava una lieve gelosia ogni qualvolta Lui la trascurava per parlare o interagire con Lei.

Decise allora di agire.

Avrebbe amato entrambi allo stesso modo, così da poter accumulare l’amore di Lui, quello di Lei e quello che Lui riversava su di Lei. E viceversa.

Era una faccenda un tantino complicata, ma, dopo le prime prove, capì di aver preso la decisione giusta.

Ora Sandy si crogiola al fuoco di tanti affetti e, credetemi, non è ancora sufficiente per estinguere la sua smisurata sete d’amore.

 

quanti gatti ci sono nel mondoSembra che i gatti presenti sul nostro pianeta siano circa seicento milioni di cui 280 circa ospitati in famiglie umane.

In Italia sono presenti circa 7,3 milioni di gatti domestici e circa 1,3 milioni di gatti randagi.

Germania e Francia sono paesi molto più gattofili di noi con rispettivamente 14,5 e 13,5 milioni di gatti ospitati in famiglia.

(dati di ottobre 2022)

 

 

gatti nel mondoSembra che i gatti presenti sul nostro pianeta siano circa seicento milioni di cui 280 circa ospitati in famiglie umane.

In Italia sono presenti circa 7,3 milioni di gatti domestici e circa 1,3 milioni di gatti randagi.

Germania e Francia sono paesi molto più gattofili di noi con rispettivamente 14,5 e 13,5 milioni di gatti ospitati in famiglia.

 

 

gatto che mangia uccelloSecondo un’indagine pseudoscientifica pubblicata nel 2013 su “Online Magazine Nature Communications” sembra che i gatti domestici statunitensi, stimati in 84 milioni di esemplari, uccidano ogni anno 3,7 miliardi di uccelli e 20,7 miliardi di mammiferi (prevalentemente ratti e topi). Inoltre, secondo gli autori dello studio, i suddetti felini avrebbero contribuito all’estinzione di 33 specie, rappresentando un pericolo maggiore dell’utilizzo di tutti i pesticidi agricoli e della distruzione antropocentrica dell’habitat naturale.

Se tuttavia si tiene presente che generalmente i gatti catturano solo uccelli malati o deboli, l’impatto dei suddetti numeri diminuisce sensibilmente.

La soluzione? Basta ridurre a micio le uscite o munirlo di un collare con campanellino che avvertirebbe le possibili prede del pericolo.

 

 

Dora Maar con il gattoNel 1941 Pablo Picasso ritrasse la sua amata dell’epoca nel quadro Dora Maar con il gatto. Sulla tela è raffigurato un gatto nero in equilibrio sulla spalliera di una sedia di legno. Sulla seggiola è seduta Dora Maar con le gambe accavallate. Si presume che il gatto vivesse con Picasso.

Nel maggio 2006 la tela fu messa all’asta da Sotheby e fu venduta al prezzo di 95,2 milioni di dollari.

 

 

 

Himmy e altri gatti grossiCon i suoi 21,3 kg Himmy, un gatto domestico australiano, morto nel 1986, è l’esemplare di felino domestico riconosciuto come più pesante mai vissuto. Di poco inferiore è Mikesh, consegnato il 1° aprile 2004 al canile municipale di Falkenberg a Berlino perché il suo padrone era stato ricoverato in una casa di riposo. Anche Mikesh vantava un ragguardevole peso: ben 18,5 kg.

 

 

origine dei gattiL’origine dei gatti è molto più complicata da stabilire di quella dei cani, soprattutto per la vasta famiglia (i felidi) cui appartengono insieme a molti altri felini come tigri, pantere, leoni, puma eccetera.

I primi antenati del gatto, i felidi primitivi, si svilupparono circa 30 milioni di anni fa, ma gli scienziati considerano la successiva evoluzione in pseudaelurus, vissuti in Nordamerica e Francia tra 20 e 9 milioni di anni fa, gli antenati diretti delle forme attuali.

Il più vicino ai gatti odierni risulta essere tuttavia pristifelis vissuto 10 milioni di anni fa.

Le specie del genere panthera sono le più antiche, mentre il genere felis si è diversificato recentemente. Quest’ultima specie, originariamente selvatica, sarebbe stata addomesticata in Egitto intorno al 2600 a.C. dove i nostri piccoli felini erano molto apprezzati come cacciatori di topi e serpenti, le due piaghe classiche di quella nazione.

Successivamente sembra che il gatto sia arrivato in Europa introdottovi dai Greci che lo esportarono clandestinamente dall’Egitto dove i piccoli felini erano considerati sacri.

 

 

gatto manxUna simpatica leggenda narra che il gatto Manx, una delle più vecchie razze che si conoscano, apparsa sull’isola di Man circa quattrocento anni fa, perse la coda durante il diluvio universale. Infatti, fu l’ultimo a saltare sull’arca e, poiché l’acqua stava rapidamente salendo, Noè chiuse in fretta e furia la porta tranciando di netto la bella coda del gatto.

In realtà l’assenza di coda in questi felini è dovuta a una deformazione genetica importante che provoca anche la distorsione della spina dorsale che, a sua volta, presenta vertebre più corte e in numero inferiore alla norma.

Inoltre, il gatto Manx possiede zampe anteriori corte, mentre quelle posteriori sono oltremodo lunghe, tanto che questo micio per muoversi saltella come un coniglio.

 

 

gatti e stregheLa peste nera fu nel Medioevo attribuita ai gatti e alle streghe (considerati incarnazione di Satana), gatti e streghe perseguitati e arsi vivi in molti paesi.

Si crearono così territori senza gatti dove topi e ratti, i veri diffusori della peste, ebbero vita facile.

I roditori che vivevano liberi in Asia centrale erano portatori di un focolaio indistruttibile di peste che ciclicamente arrivava in Europa sulle navi che trasportavano merci da quei paesi. Infatti, topi e ratti, attratti dalle stive colme di ogni tipo di mercanzia (soprattutto alimentare), vi salivano clandestinamente sbarcando quindi indisturbati in Europa.

L’epidemia tra il 1347 e il 1352 fu tra le più virulente: si calcola che circa 25 milioni di persone morirono di peste nera, ovvero quasi un terzo dell’intera popolazione europea dell’epoca.

 

 

museo dei gattiLa costa settentrionale del Borneo è occupata dallo stato federale autonomo della Confederazione malese, chiamato Sarawak. La capitale del suddetto stato si chiama Kuching che in lingua malese significa gatto.

Esiste una leggenda che narra il motivo di tale nome.

Il primo governatore bianco di Sarawak, James Brooke, scelse come luogo per costruire la sua capitale proprio quello dove essa si trova attualmente. Giunto sul posto, incontrò un nativo al quale chiese il nome della località. Proprio in quell’istante, un gatto attraversò la strada e il nativo, convinto che il governatore volesse conoscere il nome “gatto” in lingua malese, pronunciò Kuching. E quello restò il nome della città successivamente fondata.

Questa comunque rende onore al suo nome esibendo statue di tutti i tipi raffiguranti gatti e ospitando un orrendo museo, definito così dal giornalista tedesco Michael Lenz: “Si entra nel museo a metà tra una capsula spaziale e una moschea attraverso un’enorme bocca felina. Subito dietro sono in agguato due gatti di dimensioni da incubo, con indosso il costume tradizionale malese”.

Ma che cosa si può vedere in quel museo?

Immagini di gatti provenienti da ogni parte del mondo, scatolette di cibo per gatti, utensili per la cura dei gatti, manifesti pubblicitari e cinematografici, proverbi malesi, fumetti, ritratti dei più celebri amanti dei gatti (la regina Vittoria, Ernest Hemingway, Anna Frank, Ursula Andress ecc.). Esistono inoltre padiglioni dedicati alla storia naturale dei gatti, ai libri sui gatti, ai gatti in filatelia e al ruolo dei gatti nelle religioni.

Nonostante la sua natura kitsch, il museo gode di un flusso importante di visitatori.

 

 

il gatto nero porta fortuna o sfortunaIn Gran Bretagna un gatto nero che attraversa la strada o che entra in casa sembra che porti fortuna.

Tale superstizione ha diverse origini.

La prima proviene dall’antico Egitto dove era credenza comune che il gatto proteggeva gli abitanti della sua casa (in effetti liberava soprattutto da topi e ratti le riserve di cereali).

A un dato momento tuttavia tale convincimento divenne generale, tanto che sulle antiche tombe sta scritto che il piccolo felino “dà vita, prosperità e salute ogni giorno, una lunga vita e una bellissima vecchiaia”. È noto a tutti quanto micio fosse rispettato e amato in quel Paese, dove si pagava con la morte il furto del gatto sacro da esportare in altri luoghi.

La seconda risale al Medioevo, quando il gatto era odiato e temuto per via della sua dipendenza dal diavolo. A quel tempo si credeva che, se un gatto ti aveva attraversato la strada e non ti era successo nulla, allora eri stato particolarmente fortunato. Inoltre, se un micio ti entrava in casa, comportandosi gentilmente nei suoi confronti, si poteva placare il suo padrone, il diavolo, ed evitare l’ira di quest’ultimo.

La terza deriva da un vecchio proverbio inglese che dice “Quando il gatto di casa è nero, alle ragazze non mancheranno gli spasimanti”. Questa credenza è associata al fatto che le gatte in calore attirano molti maschi, quindi si spera che la presenza di un piccolo felino possa attirare anche ammiratori per le ragazze di casa.

Negli Stati Uniti invece, il gatto nero porta sfortuna, a differenza di quello bianco che porta fortuna e felicità nella vita dei suoi umani. Sembra che fin dal tempo dei pionieri il gatto nero fosse così indissolubilmente legato al diavolo da rappresentare una forza malvagia, mentre quello bianco per la sua luminosità fu trasformato nel simbolo della buona sorte.

 

Albero di Natale

gatto e albero di natale“Hai sentito cos’ha detto la nostra mummy stamani?” chiede Toby.

“No. Qualcosa di interessante da mangiare?” domanda di rimando Lallie. “Uffa, non fai altro che pensare al cibo tu! No, mummy ha detto che tra una settimana è natale” spiega Toby.

“Che roba è?”

“Non ti ricordi l’anno scorso? Quando hanno portato in casa un albero grande (anche se era finto) con tanti giocattoli attaccati?”

“E quell’albero si chiamava natale?” chiede Lallie.

“Ma no, almeno non credo, però… non te lo so dire” tituba Toby.

“Beh, allora che c’è da essere tanto agitato?”

“Non hai un minimo di fantasia Lallie! Se arriva un altro albero, potremo giocare tutto il tempo che resterà in casa, staccare i giochini, romperli, farli ruzzolare lontano dagli occhi umani e tutto quello che ci verrà in mente. Hai capito ora perché sono eccitato (non agitato: tu non usi mai i termini corretti! “Oggi non ti sopporto proprio!” sbuffa Lallie dando una benevola zampata in testa all’amico prima di andarsene per i fatti suoi.

“Lallie!” miagola Sandy incontrando il micione per le scale.

“Ciao Sandy. Che mi racconti?”

“Sai che tra una settimana è natale?” propone Sandy.

“Sì” si vanta Lallie, “lo so. Spero che arrivi il solito albero… a proposito è lui che si chiama natale?”

“Lui chi?” chiede Sandy sgranando gli occhi.

“Lui l’albero”.

“No, certo che no. Gli alberi non credo abbiano nomi o, se li hanno, io non ne sono a conoscenza. Natale è il nome di una festa umana, ma non chiedermi che tipo di festa.”

“E allora che cos’avete tutti con questo natale? Io non voglio averci niente a che fare. Lasciatemi in pace!” conclude Lallie salendo sul letto dove lo attende una calda coperta di pile.

Ma il suo riposino non dura a lungo perché Toby lo raggiunge di lì a poco, lo avvicina e inizia a leccargli la testa. Lallie reagisce con lamenti minacciosi: vorrebbe tanto riuscire a fare un pisolino. Fuori ci sono nebbia e freddo, sul letto invece morbidezza e tepore. “Ti prego” sbotta infine, “lasciami dormire: sono tanto stanco!”

“Stanco? Che tu voglia dormire lo comprendo, ma che tu sia stanco…” replica Toby. “Da un po’ ho notato che non hai mai voglia di giocare con me. Ti irriti subito e reagisci anche con morsi dolorosi. Perché? Non siamo più amici?” “Ma no, non è questo, è che non mi sento bene come al solito…”

“Secondo me devi andare dalla nostra mummy e farglielo capire. Lo so che gli umani non comprendono il nostro linguaggio, ma noi abbiamo tanti mezzi per comunicare. Non credi?” domanda Toby.

“Hai ragione amico mio, ma ora lasciami dormire, farò come dici tu quando mi sveglierò” sospira Lallie esibendosi in una leccatina stanca sulla testa del suo compagno.

Toby lo guarda preoccupato, sperando che il malessere addotto da Lallie non sia nulla di importante. Come farebbe senza il suo amico del cuore? Sono giunti nella loro attuale casa a distanza di pochi giorni e sono cresciuti insieme, giocando, combinando disastri, dormendo abbracciati e leccandosi ogni volta che potevano. Se restasse solo, la vita sarebbe di certo molto meno animata. Con queste preoccupazioni, il nostro amico si addormenta pure lui accanto a Lallie.

L’indomani mummy, sollecitata da Lallie, scopre un gonfiore sospetto sul collo del micione. Preoccupata, ne parla con il marito e insieme decidono di far visitare il micio dal veterinario di fiducia.

“Non voglio entrare lì dentro!” urla il nostro amico vedendo il famigerato trasportino, sinonimo di viaggio in auto, ambulatorio veterinario e dolorosi trattamenti. Ma è giocoforza entrarvi: “Non vale! Siete due contro uno!” si lamenta inutilmente. Poi, vedendo Toby che lo osserva da una comoda poltrona, inveisce: “Tutta colpa tua. Hai voluto che mostrassi a mummy il mio malessere e ora guarda che cosa mi capita!”

“È per il tuo bene!” esclama incerto Toby.

Due ore dopo, Lallie è di ritorno.

“Allora? Che cosa ha detto il veterinario?” chiede Toby all’amico.

“Niente di che!” è la laconica risposta.

“Ma come? Conoscendoti, non avrai capito quello che hanno scoperto. Ho visto mummy così preoccupata!”

“Beh, quello là ha detto che avevo una zucca…”

“Una zucca? Ma dove l’avevi?”

“Qui sul collo.”

“Avrai avuto una zecca forse.”

“Sì, e io che ho detto?”

“Lasciamo perdere. Allora adesso sei guarito?”

“Sì e il veterinario mi ha anche fatto gli auguri di buon natale. Io non so che cavolo avete tutti con ‘sto natale. Spero che arrivi presto e se ne vada altrettanto in fretta!”

“Ehi, ragazzi, tutti in cantina! Venite” miagola Sandy.

I due umani, infatti, stanno scendendo in cantina per prendere l’albero di natale con relativi addobbi. Base sistemata, albero aperto nella sua completa magnificenza, scatole di addobbi a disposizione con i due umani impegnati nella loro opera creativa.

“Lallie non giocare con quella pallina, è di vetro, potrebbe rompersi… oh no!” strilla mummy disperata raccogliendo il frutto della disobbedienza.

“Caro, bisogna che chiudiamo i gatti in un’altra stanza, altrimenti non riusciremo mai a terminare il lavoro.”

Ma non è facile prendere un gatto che non ha nessuna intenzione di lasciar fare, figuriamoci tre!

“Che bello giocare a nascondino!” esclama Sandy eccitata, salendo con un unico impensabile balzo su un pensile della cucina.

Un’ora dopo, con i soliti inganni messi in atto dagli umani, i tre gatti sono chiusi in camera da letto dove miagolano il loro disappunto. Il pomeriggio scivola dolcemente verso l’imbrunire serale, quando i mici sono liberati dalla loro prigionia.

“Che bello!” esclama Lallie incantato dall’albero da cui pendono meravigliosi giochini colorati e alcuni anche luminosi.

Mummy impone: “Mi raccomando. Non toccate l’albero almeno fino a natale, dopo sarà completamente vostro! Intesi?”

Per tutta risposta Toby, con una zampata di fino stacca una pallina da un ramo e la insegue per l’intera stanza, tentando di evitare l’intervento dei due compagni. Che, per scongiurare litigi, decidono di procurarsi una pallina a testa. Purtroppo, l’azione congiunta dei due fa vacillare l’albero che cade rovinosamente a terra con un rumore di cocci infranti. Infranti come il cuore di mummy che, mani nei capelli, grida: “E adesso? Ma non siete capaci di evitare disastri? Possibile che ogni giorno ne combiniate una nuova?”

“Eh cara mummy. Sempre le stesse catastrofi ci annoiano. Noi siamo gatti creativi!” esclama Lallie.

“E poi” continua mummy che non ha compreso nulla delle loro argomentazioni, “se insistete con questi comportamenti, l’anno prossimo non ci sarà più alcun albero di natale. Io non posso continuare a lavorare per farmi distruggere tutto da voi tre malandrini! E in pochi minuti poi!”

“Eh no” replica offeso Lallie. “Guarda che non siamo stati noi a rovinare la tua opera. Anzi, ti dirò di più: il tuo albero è piuttosto pericoloso, sai? Infatti, appena gli siamo passati vicini, ci è crollato addosso! Non è vero ragazzi?” “Proprio così!” miagola Toby convinto che Lallie abbia dichiarato la verità.

“Eh sì, cara mummy” rinforza Sandy. “Noi ci siamo pure spaventati, avremmo potuto anche farci male. Per fortuna siamo gatti agili e abbiamo compreso subito le intenzioni del tuo albero.”

Mummy li sta a sentire senza capire nulla, poi sospira e si prepara a riparare i danni provocati dai suoi meravigliosi, affettuosi, bellissimi, amatissimi e impareggiabili mici.

(dal libro “Miciomania” di Maria Grazia Sereni pubblicato nel gennaio del 2021)

 

 

quante dita ha un gattoIn genere i gatti presentano cinque dita per ogni zampa anteriore e quattro per ogni zampa posteriore per un totale di diciotto dita.

Un gatto americano di nome Twinkle Toes, affetto da polidattilia, è stato detentore di un record con sei dita a entrambe le zampe posteriori, sei a quella anteriore sinistra e sette a quella anteriore destra per un totale di venticinque dita!

 

 

 

Il gatto TowserIl gatto Towser è vissuto per ben 24 anni (dal 21 aprile1963 al 20 marzo 1987) in una distilleria di whisky scozzese.

Sembra che durante la sua lunga vita Towser abbia catturato quasi trentamila topi (in pratica tre al giorno).

Se queste cifre sembrano esorbitanti, tenete presente che un comune gatto di campagna libero cattura ogni anno una media di cinquemila topi!

 

 

Racconto tratto dal libro Cronache Feline 

Cronache Feline Ed ecco il tramonto con le sue lunghe lame d’ombra dopo una giornata comune.

“Se continua così, non è andata male oggi!” penso rilassata.

La luce elettrica inonda la cucina, banco di prova per nuove ricette di antipasti, la mia ultima sfida.

Il telefono si intromette impellente nel flusso dei pensieri.

“Ciao cara” si propone mio marito, “abbiamo un problema. Sono stato informato che davanti al negozio c’è un gatto ferito. Sembra che stia in un cartone da ormai tre giorni. Le commesse non sono riuscite ad avvicinarlo a causa della sua aggressività. Vuoi telefonare al nostro veterinario perché lo vada a prendere? Poi ci consiglierà lui cosa fare …”

“Sì, d’accordo. Ma questo che cosa significa? che poi dobbiamo tenerlo noi?” chiedo ansiosa.

“No, no! Io ho già chiarito che non ci possiamo far carico di tutti i gatti del mondo! Le ragazze sono state molto disponibili: hanno promesso che si daranno da fare per trovargli una sistemazione” conclude mesto mio marito.

“Immagino!” ironizzo.

È sempre la medesima storia! Ti sottopongono i problemi, promettendo che si interesseranno, che parteciperanno e …non so più che altro, poi invece ti ritrovi solo a grattarti i tuoi pruriti! penso amareggiata.

Ora però l’emergenza ha la priorità su tutto, così mi lancio a capofitto in cerca di una soluzione. Che sembra non sia per nulla agevole.

Dopo miriadi di telefonate e preghiere e promesse, finalmente riesco a sistemare ogni tessera del mosaico.

Quando solo l’attesa è rimasta a farmi compagnia, mi accascio su una poltrona con la gola stretta dall’ansia. Non so che fare, anzi avrei migliaia di cose da fare, ma non riesco a dedicarmi a nulla. La mia mente è concentrata sugli ultimi avvenimenti. Alla fine, non potendo sopportare oltre il peso delle preoccupazioni, mi sgranocchio una fetta di torta.

“Domani” spero, “sarà uno scherzo sbrogliare i nodi!”

E infine arriva la notizia che il gatto è felicemente approdato nello studio veterinario.

“Ho bisogno di radiografie per una diagnosi esatta, ma da un primo esame sembra che entrambe le zampe posteriori siano fratturate. Se ne avrò conferma, l’intervento è programmato per domattina. Stai tranquilla, faremo del nostro meglio.”

Ed ecco il mattino sorridere sornione tra le imposte accostate. Mi sveglio con l’ansia come compagna, ansia che non mi ha abbandonata neppure durante il sonno.

Quattro faccende sbrigate alla meno peggio ed eccomi nell’ambulatorio.

“La situazione è più complicata di come immaginavo” risponde il veterinario alla mia muta richiesta.

“Queste sono le lastre. Vedi, il gatto ha i due femori fratturati in più punti. Non so se riuscirò a salvargli entrambe le zampe: la destra è particolarmente danneggiata a livello sia osseo che dermico. Figurati che ieri sera, dopo averlo visitato, ho dovuto liberargliela da centinaia di camole che ne stavano divorando i tessuti!”

Per un attimo mi sento perduta: il micio mi guarda con occhi sbarrati dal terrore, o forse dalla sofferenza, e io mi sento impotente, completamente impotente. Lascio correre le solite domande retoriche sul perché del dolore nel mondo e cerco di essere concreta: “So che il gatto è in ottime mani. Da parte mia farò il tifo per lui!”

Torno a casa, un ritorno mesto e nello stesso tempo fiducioso. Non voglio pescare presagi nell’accozzaglia di sentimenti che mi turbinano nella mente. Vorrei solo che il tempo scorresse veloce per giungere il più in fretta possibile alla telefonata liberatoria. E invece devo attendere fino alle due del pomeriggio per avere notizie.

“Ho terminato adesso l’intervento” mi informa il veterinario, “che è stato più lungo del previsto a causa di diversi frammenti ossei da recuperare. In ogni modo per ora la zampa destra è salva. Vedremo più avanti come reagirà.”

“Grazie!” mormoro appena e, dopo aver chiuso la comunicazione, mi dedico a una gioiosa tarantella.

“Ce la farà! Ne sono certa” penso tra me e me, sorridendo alla mia immagine riflessa nello specchio.

Sammy, il nome che quel musetto nero e disperato mi ha suggerito, è un gatto selvatico: non ama la vicinanza degli umani e lo dimostra con brontolii e ruggiti per nulla amichevoli. Io non mi impressiono e vado a trovarlo tutti i giorni per un intero mese.

“Che ne diresti se lo portassi a casa e continuassi a curarlo là?” propongo un giorno al veterinario. “Sai, mi dispiace vederlo chiuso in gabbia, dopo tutto quello che ha subito…”

“Sì, non ci sono problemi. Sai però che ha bisogno di tre medicazioni la settimana, e quindi dovrai venire in ambulatorio.”

“Bene, lo farò” affermo stoicamente, consapevole di quanto tempo sprecato in attese mi costerà la mia decisione.

Così Sammy entra a far parte della famiglia.

Ora, anziché prigioniero in una gabbia, il micio si trova recluso in una stanza (l’infermeria): è un piccolo miglioramento, lo so, ma conto di trasferirlo in casa appena si sarà rimesso.

Sammy è un soggetto difficile a causa della sua angosciosa paura e anche, perché no, della sua apparente aggressività. Tuttavia, la pazienza è una delle mie doti migliori e, in capo a qualche settimana, il micio ha preso confidenza con me, mentre continua a essere ancora timoroso nei confronti degli estranei.

“Ha avuto una bella fortuna questo gatto!” dichiara un giorno il veterinario durante una medicazione.

“Fortuna?” mi inalbero. “È stato investito da un’auto, abbandonato e trascurato per tre giorni, divorato dalle camole, operato, medicato per due mesi. Sì è vero, è ancora vivo, ma non si può certo affermare che sia stato favorito dalla sorte!”

“Ma come” interloquisce il veterinario, “allora non lo sai? Quando andai a prenderlo, le commesse del negozio mi dissero che il medico della ASL sarebbe arrivato di lì a poco e avrebbe prelevato Sammy per praticargli l’eutanasia: dalle notizie telefoniche, infatti, era stato giudicato un caso disperato! Fortunatamente sono arrivato prima io…”

“Non ne sapevo nulla!” esclamo sbalordita. “La fortuna lo ha già assistito due volte: la prima evitando di farlo perire nell’incidente, la seconda salvandogli entrambe le zampe; speriamo che la terza conceda al mio magnifico orsacchiotto una lunga e serena vita in casa mia!”

(dal libro Cronache Feline edito in maggio 2008)

Curiosità

museo del gatto a basileaGli amanti dei gatti e gli appassionati d’arte hanno una nuova Mecca: il museo del gatto a Basilea.

In una grande villa immersa in uno splendido parco a Rihen, sobborgo residenziale di Basilea, una coppia di veri appassionati dei gatti ha fondato il primo museo dedicato esclusivamente a questo straordinario felino.

La grande quantità e la varietà del materiale esposto, costituito da statuette, dipinti, disegni, francobolli, uova di Pasqua, gioielli, mobili, libri, sono straordinarie. Gatti dovunque si guardi!

Rosemarie Müller e Tilo Kürsteiner nel corso della loro attività di antiquari hanno impiegato 15 anni per mettere insieme questa grandiosa rassegna di gatti da esposizione.

Il museo del gatto di Rihen non si limita a mostrare solamente ciò che di bello o di curioso esiste al mondo su questo straordinario animale, ma intende presentare una panoramica di tutti gli aspetti inediti che offre il mondo del gatto.

I visitatori che siano interessati all’argomento hanno a propria disposizione anche una fornitissima biblioteca.

Il museo espone oltre 10.000 oggetti che hanno tutti come comune denominatore: il gatto. Chi ha modo di aggirarsi tra questi oggetti così vari (il museo possiede tra l’altro una mummia egizia di gatto che risale a 3000 anni fa) ha la netta sensazione che nessun altro animale domestico abbia mai esercitato il proprio fascino sull’uomo come il gatto e il suo mondo misterioso.

leggende sui gattiDi gatti custodi di tesori ce ne parla ampiamente la cultura celtica, dove il felino viene associato alla dea Anu (Madre Terra), divinità madre di una razza divina che successivamente si evolve nella più conosciuta Brigid, dea della fertilità, prosperità e conforto, quindi dispensatrice di ricchezze.

Secondo i celti erano i gatti a custodire forzieri pieni di gioielli al posto dei draghi che, oltretutto, sembra non siano mai esistiti, se non all’epoca dei dinosauri.

Di seguito una bella leggenda che conferma questa tradizione.

Il principe irlandese Maeldune un giorno insieme a tre compagni si ritrovò su un’isola al cospetto di un castello abbandonato. Incuriositi entrarono e lo trovarono colmo di ricchezze (gioielli e pietre preziose, monete e lingotti d’oro ecc.).  Il castello pareva disabitato tranne per un inoffensivo gattino.

Trovandosi davanti a una tavola riccamente imbandita dove facevano bella mostra di sé cibi prelibati e bevande preziose, pensarono di essere giunti in un luogo di proprietà di una persona ospitale, così si sedettero e iniziarono a bere. Tra un bicchiere di vino e l’altro gli avventurieri si rilassarono, osservando divertiti il gattino che giocherellava con corone e monete d’oro. Uno degli uomini allora allungò la mano per osservare da vicino i meravigliosi gioielli, ma all’istante il gatto si trasformò in un essere di luce che avvolse il malcapitato folgorandolo all’istante. Non ci fu il tempo per capire se si trattasse di un’allucinazione prodotta dal troppo vino o se invece fosse realmente accaduto. Il principe e i suoi compagni superstiti fuggirono, lasciando la tavola quasi intatta, magari per altri sprovveduti visitatori.

gatti randagi

Pierino vagava ormai da una settimana in cerca di un rifugio. Era un micio giovane e gli era difficile procurarsi dei pasti sostanziosi: di topi neppure l’ombra, gli uccelli adulti erano troppo veloci e sospettosi, per quelli piccoli non era stagione, i cassonetti delle immondizie erano spariti da tempo e Pierino aveva frugato in sacchetti abbandonati sui bordi delle strade, senza tuttavia trovare da sfamarsi.

Le forze stavano abbandonando il suo corpicino, ma il carattere forte e impavido lo sosteneva, tanto che si fermò per aiutare una piccola micia che giaceva su un fianco in riva a un fossato.

“Che hai?” le chiese. “Perché stai lì immobile con questo freddo?”

“Non riesco più a camminare, sono troppo stanca. Non mangio da tre giorni…”

“E prima dove hai mangiato?”

“Ho succhiato il latte della mia mamma, ma poi una mano umana mi ha separato da lei e buttato su questa riva. Ho tentato di nutrirmi, ma non trovo nulla che assomigli a una preda!”

“Oh, povera piccola. Se vuoi unirti a me, possiamo cercare insieme qualche leccornia, anche se, ti assicuro, non è per niente facile trovare qualcosa di buono per noi.”

“Ma io non riesco neppure a muovermi, come vuoi che faccia a seguirti…”

“Sarà anche così, ma qui sei in pericolo. Dovesse passare un cane, farebbe un solo boccone di te. Cerca di alzarti, ti aiuterò io.”

La piccola tentò con tutte le forze di rimettersi in piedi e, alla fine, riuscì a traballare verso Pierino che annuiva con il capo in segno di approvazione.

“Sei così piccola” ragionò il micio “forse potrei portarti sulla schiena. Riesci a salirci se mi abbasso un poco?”

“Spero di sì” sospirò lei.

Infatti, mentre Pierino si piegava sulle gambe posteriori, la micia riuscì a salirgli in groppa. Per il poverino a quel punto era ancora più difficile muoversi, ma strinse i denti e proseguì sulla riva del fossato dove, in lontananza aveva intravisto un sacco di immondizia che, sperava, potesse fare al caso loro.

Arrivò vicino al sacco proprio mentre un altro gatto, adulto e magrissimo, vi giungeva.

“Vattene piccoletto” ringhiò l’adulto. “Questo è bottino mio. E poi che ci fai con un gatto in groppa?” rise sguaiatamente.

Pierino raccontò tutta la storia, chiedendo di lasciar banchettare anche loro due se nel sacco ci fosse stato qualcosa di commestibile.

“Vediamo!” esclamò il randagio indeciso, iniziando a lacerare con le unghie e i denti la plastica.

Pochi istanti dopo, ai loro occhi si presentò uno spettacolo stupendo: vivande umane, soprattutto pezzi di carne e di formaggio, spandevano il loro olezzo invitante.

I tre gatti iniziarono a mangiare voracemente, mentre il randagio scrutava con apprensione i dintorni, nel timore che qualche ospite indesiderato giungesse a dividere con loro quelle leccornie.

Non accadde.

“Questo è stato proprio un bel regalo di Natale” sospirò il randagio quando il suo stomaco fu soddisfatto.

“Che cos’è questo natale?” chiesero in coro i due micetti.

“Beh, è una festa umana. Sembra che un certo Babbo Natale porti regali ai cuccioli umani, o forse anche agli umani stessi, non so bene.”

“E secondo te, è stato babbo natale a farci un regalo?” chiese Pierino.

“Non te lo so proprio dire! Comunque, chiunque sia stato ha la mia gratitudine!” esclamò il randagio.

“Ho freddo e sono stanca” si lamentò la micetta. “Non c’è un posto caldo dove riposare?”

“Venite con me” propose il randagio facendo strada.

Cammina e cammina, giunsero infine davanti a una baracca in legno con le assi sconnesse che permisero loro di entrare.

“Questo è l’angolo meno freddo perché qui non si sentono gli spifferi. Se ci sistemiamo vicini, staremo più caldi” propose il randagio.

E così fecero, piombando immediatamente, almeno i due piccoli, in un sonno profondo.

Il buio aveva invaso ormai ogni angolo di mondo, quando una luce intensa si affacciò a una finestra della baracca.

Il randagio fu il primo a svegliarsi, scosse i piccoli e si mise ingobbito ad aspettare quello che sarebbe successo.

“Oh, oh, oh” fece Babbo Natale davanti ai tre mici. “Che bella compagnia!”

“Che vuoi?” chiese il randagio per niente tranquillo.

“Vorrei aiutarvi. Voi non mi conoscete e quindi mi presento. Io sono Babbo Natale e, se volete, posso sistemarvi in case dove gli umani si prenderebbero cura di voi.”

“Questo vale anche per me?” chiese il randagio.

“Beh, no, per i gatti adulti è molto più difficile…”

“Ma noi vogliamo restare con lui, vero piccola?” dichiarò Pierino.

“Certo. Ci ha salvato la vita permettendoci di mangiare quando eravamo affamati!” affermò la micina.

“Uhm!” borbottò Babbo Natale. “Vediamo che si può fare…”

Dopo aver pensato per qualche minuto, propose: “Ho trovato. Voi due piccoli andrete in case umane e tu sarai il mio assistente per il periodo natalizio e poi torneremo insieme al Polo Nord, dove abito, e tu diventerai il mio gatto di casa.”

Al randagio si illuminarono gli occhi e: “Grazie Babbo Natale. Accetto. E voi, piccoli, che ne dite?”

Un sììììììì infinito uscì dalle bocche dei micini che si avvinghiarono in una partita giocosa prima di essere prelevati e sistemati sulla slitta del loro salvatore.

il gatto, la coda e la felicitàUn vecchio gatto vide un gattino che rincorreva la sua coda. Gli si avvicinò e chiese: “Come mai rincorri la tua coda in questo modo?

Rispose il gattino: “Ho sentito dire che la cosa migliore per un gatto è la felicità e che la felicità è nella mia coda. Ecco perché la rincorro e, quando l’avrò afferrata, avrò la felicità.”

“Figliolo” disse il vecchio gatto “anch’io ho considerato con attenzione i problemi universali. Anch’io ho concluso che la felicità è nella mia coda, ma ho notato che, ogni volta che mi metto a rincorrerla, essa mi sfugge mentre, quando faccio altre cose, mi viene dietro ovunque io vada.”

colonia felina

Nell’isola di Aoshima, una piccola isola remota nel sud del Giappone, il villaggio di pescatori è stato preso in custodia da un esercito di gatti selvatici che superano in numero gli uomini sei a uno (120 gatti per una ventina di abitanti). La convivenza è pacifica perché i gatti tengono l’isola pulita dai roditori e i pescatori, grati, li nutrono con

il loro pescato.

gattone siameseSolo doppio nome o anche doppia vita?

In Nuova Zelanda c’era una volta un gatto siamese di nome Ming. Chi lo aveva adottato lo aveva trovato piccolo e abbandonato per strada. Impietosita, una famiglia si era presa cura di lui.

Essendo Ming di carattere molto libero, ed essendo la sua casa situata in una zona tranquilla circondata da molto verde, la famiglia adottante lo lasciava libero di uscire, tanto più che era sempre tornato sano e salvo, anche se a volte uno o due giorni dopo.

Passarono gli anni (due) e un giorno Ming ebbe problemi di salute: calcoli. Fu operato e dovette trascorrere la convalescenza di una settimana in casa dove gli dovettero essere somministrati dei farmaci a ore stabilite.

Ma quale fu la sorpresa della famiglia adottante quando un giorno vide su tutti gli alberi della via un volantino con la foto di Ming e una scritta che recitava “Aiutateci a ritrovare il nostro siamese”.

Dal colloquio delle due famiglie scaturì la storia della doppia vita di Ming: per due anni aveva frequentato la prima famiglia che lo aveva salvato dalla strada (e che lo aveva battezzato Ming) e anche la seconda famiglia alla quale rispondeva con il nome di Cleo.

Gli adottanti non ebbero cuore di fargli cambiare vita e, da allora, Ming – Cleo continua nella sua doppia e soddisfacente vita.

adozione di coppia di gattiUna coppia di giovani decise di recarsi al canile della propria città per adottare un cane. Dopo aver visto diversi cuccioli, vollero pensarci bene prima di compiere il gande passo perché il loro appartamento era abbastanza piccolo e loro erano spesso assenti per lavoro. Nel lasciare il canile, lo sguardo della giovane incontrò gli occhi di una gatta di nome Luna, una Main Coon marrone e rossiccia. Fu amore a prima vista.

Qualche giorno dopo i due giovani tornarono al canile per adottare Luna, ma quale fu la loro sorpresa quando videro un altro gatto, Louie, che viveva praticamente abbracciato a Luna.

Non ebbero cuore di separarli, così decisero di adottarli entrambi.

Ora Luna e Louie vivono insieme ai loro umani con i quali sono sì affettuosi ma mai come lo sono tra di loro.

leggenda del gatto certosino

Sembra che il gatto certosino sia stato portato in Francia dai Cavalieri Templari direttamente dalla Terrasanta. Essi si sarebbero innamorati di quel gatto per la sua bellezza e quindi lo avrebbero trattato come un prezioso tesoro. Il gatto prende il nome dai monasteri certosini dove esso fu sistemato per esservi allevato e accudito.

Maneki NekoIn Giappone il gatto è considerato un animale porta fortuna tanto che ogni casa o negozio tiene il proprio “Maneki Neko”, una statua con un gatto che tiene sollevata una zampina. La leggenda vuole che in tempi antichi un importante personaggio giapponese fosse stato salvato da un gatto che, con la zampa, lo avrebbe avvisato di un pericolo.

La vera storia della gatta Priscilla e del cucciolo di cane

La gatta Priscilla lo vide: era un cucciolo di cane molto piccolo. Piangeva disperato in un avvallamento acquitrinoso del terreno, dove era di certo caduto incautamente.

Diede un’occhiata ai dintorni per vedere se la madre stesse per sopraggiungere, ma trovò solo alcune nuvole basse che non promettevano nulla di buono.

Era agitata Priscilla, non voleva mettere in pericolo la propria incolumità (aveva tre gattini da allattare non distante da lì). D’altro canto le spiaceva per quella povera creatura che, nonostante tutti i tentativi, non riusciva a risalire.

Osservò di nuovo il vuoto che la circondava: nulla.

“Tentiamo!” si disse e con tre balzi accurati si trovò di fronte al cagnolino.

Lui le si avvicinò guaendo (la micia non comprese se per felicità o per richiesta di aiuto), lei lo prese in bocca per la collottola e risalì felicemente l’impervia riva.

“Allora? dov’è tua madre?” chiese al piccolo quando furono in salvo.

“Non lo so! Un umano mi ha preso e mi ha gettato in quel posto orrendo. Ho fame e sono solo. Mi puoi aiutare?”

“Certamente. Seguimi.”

Buffi lo erano senza dubbio: una gatta seguita da un cagnetto poco più grande di un topo, che riusciva a malapena a tenere il passo con la sua salvatrice.

Giunsero infine in un fienile dove miagolavano i figli di Priscilla e dove la gatta, sempre con il metodo della presa per la collottola, collocò il cagnolino.

“Ti chiamerò Oliver, ti piace?” chiese.

“Sì, ma mi piacerebbe ancora di più un po’ di latte!” esclamò il piccolo.

Priscilla non sapeva sorridere, ma ebbe un moto di simpatia verso quel povero esserino che, pur così giovane, aveva già sperimentato la crudeltà di certi umani.

Si coricò su un fianco, offrendo le mammelle ai suoi quattro cuccioli.

Allevò così Oliver che fu accettato con molto affetto dai micini di Priscilla. Essi, infatti, non trovarono mai più un essere tanto disponibile al gioco quanto lui.

 

Durantegatti bianchi l’ultima guerra mondiale, la Gran Bretagna doveva costruire una via strategica in Birmania utilizzando la manodopera locale.

I giapponesi incitavano i birmani a opporsi alla costruzione di quella strada indispensabile per gli Alleati, cosicché questi ultimi non riuscivano a mantenere gli operai al lavoro che si eclissavano dopo pochi giorni, fuggendo nella foresta.

A quel punto un colonnello inglese, che conosceva bene le credenze popolari del Paese, fece dipingere dei gatti bianchi sui camion, sulle jeep e sul tracciato della strada da costruire. Contemporaneamente, gli aviatori angloamericani ricevettero l’ordine di raccogliere il maggior numero di gatti bianchi e portarli alla base.

Il risultato fu strabiliante: in un lampo si sparse la voce che la base degli Alleati era divenuta non solo il rifugio ma anche il soggiorno preferito degli animali sacri. I gatti in Birmania, infatti, sono venerati come animali sacri agli Dei di quel Paese.

Gli indigeni quindi si schierarono dalla parte degli alleati e non prestarono più attenzione alle pressioni giapponesi in senso contrario.

gatto Abi

Con la sua solita calma, Biancaneve Abi si dirige verso dei vicini di casa che generosamente gli offrono qualche saporita crocchetta.

Una volta terminato lo spuntino, si guarda intorno e decide di far visita a una certa casa dove alloggiano diversi conigli.

Per strada incrocia Maggie Larom.

“Salve amica. Come va?”

“Mao Abi. Io bene e tu? Dove stai andando?”

“Faccio un sopralluogo alla casa dei conigli.”

“Come mai? Ti piacciono i conigli?”

“No, no, è che da quelle parti si aggirano sempre certi grassi toponi che mi fanno venire l’acquolina in bocca.”

“Non hai timore che ti aggrediscano?”

“Per niente, tant’è che ne ho già assaporato un paio e, se sono fortunato, oggi farò il bis.”

“Che la luna ti assista,” gli augura la micia.

Abi giunge alla meta con l’acquolina in bocca e si acquatta tra l’erba dove scorrazzano i coniglietti.

“Devono essere teneri anche loro,” pensa, “ma i topi sono senz’altro mooolto più saporiti!”

Ed eccone uno uscire dalla tana con precauzione, guardarsi intorno e avventarsi su un povero piccolo coniglio.

A quel punto Abi piomba addosso al predatore azzannandolo alla nuca.

Sono ormai le tre del pomeriggio. I suoi ospiti umani sono molto preoccupati.

Lei: “Di solito resta fuori di mattina e rientra per il pasto di mezzogiorno. Ho un brutto presentimento!”

Lui: “Vuoi che andiamo a cercarlo?”

Lei: “Sì caro, ti prego!”

I due partono alla ricerca del loro tesoro perduto.

Dopo un’ora lo trovano adagiato su un fianco in riva a un fosso. Il suo pelo candido è tutto imbrattato di sangue, e il micio respira a fatica.

Corsa immediata dal veterinario che: “Qualcuno gli ha sparato: ha una decina di pallini in corpo. Fortunatamente non hanno colpito organi vitali.”

I due si guardano allibiti.

“Chi ha potuto fare una cosa tanto crudele?” chiede lei.

“Non lo sapremo mai!” sentenzia lui.

“Sbagliato. Assumerò un detective e lui troverà la soluzione!”

“Mi pare poco probabile che un detective si occupi di una faccenda del genere,” dubita lui.

“Ma io non intendevo assumere un detective umano, ce ne sono di molto validi anche tra i mici.”

“Per esempio?”

“Non hai mai sentito parlare di Gatto Holmes?” propone lei.

“No, conosco Sherlock Holmes, ma so che è deceduto da tempo.”

“Beh, Gatto Holmes è il suo corrispondente felino.”

“Allora che cosa aspettiamo? Andiamo subito, no?”

Gatto Holmes accetta l’incarico e le indagini iniziano.

Una settimana e la relazione del cat-detective è sulla scrivania dei due umani.

È stato appurato che Biancaneve Abi si recava quasi ogni giorno in una casa dove allevavano conigli. Sembra che il proprietario, avendo spesso trovato dei resti di conigli e credendo di aver visto Abi mangiarne uno piccolo, gli abbia sparato. Ho appreso dal racconto di alcuni merli che i coniglietti invece finivano nelle fauci dei ratti e che il vostro gatto si recava laggiù per mangiarsi i topi.

gatto birmano

La Leggenda del gatto Birmano

In Birmania, secoli e secoli fa, in un monastero abitavano sacerdoti Kittah con i loro gatti. Un brutto giorno, il monastero fu attaccato dagli infedeli e tutti i monaci furono uccisi. I gatti furono invece risparmiati e subirono una trasformazione: il mantello divenne dorato, il muso, le zampe e la coda assunsero il colore bruno della terra e gli occhi divennero due splendenti zaffiri blu.

Sandy

Sandy era bella, ma non di una bellezza normale, bensì di quel fascino che ti avvince e al quale non riesci a sottrarti.

Viveva in una famiglia composta da due umani, Lui e Lei.

Il maschio era il suo preferito: sentiva l’amore di Lui strisciare discreto nel suo cuore di gatta. Anche a Lei era affezionata la nostra Sandy, ma in fondo al cuore provava una lieve gelosia ogni qualvolta Lui la trascurava per parlare o interagire con Lei.

Decise allora di agire. Avrebbe amato entrambi allo stesso modo, così da poter accumulare l’amore di Lui, quello di Lei e quello che Lui riversava su di Lei. E viceversa.

Era una faccenda un tantino complicata, ma, dopo le prime prove, capì di aver preso la decisione giusta.

Ora Sandy si crogiola al fuoco di tanti affetti e, credetemi, non è ancora sufficiente per estinguere la sua sete d’amore!

cane e gatto

I gatti occupano gli angoli vuoti del mondo umano. Quelli comodi.

(Marion Garretty)

gatti teneriChe misteriosa ricetta conoscono i gatti per saper dosare in modo così perfetto dolcezza e crudeltà, timidezza e aggressività, docilità e spirito selvaggio? (Mary S. Emilson)

gatti tigratiNon è semplice conquistare l’amicizia di un gatto.

Egli è un filosofo, calmo, tranquillo, una creatura abitudinaria amante della decenza e dell’ordine.

Non concede facilmente il suo sguardo e, sebbene possa acconsentire a essere il vostro compagno, non sarà mai il vostro schiavo.

(Théophile Gautier)

gatto in relax

Chi abita con un gatto non sa di avere a disposizione un maestro yoga che aiuta a superare lo stress.

Infatti, micio ci insegna l’arte del rilassamento e del corretto risveglio quando, dopo una lunga dormita, si allunga sulle zampe anteriori, stirando tutti i muscoli del corpo, inarcando la schiena e sbadigliando voluttuosamente.

Durante la giornata poi, stando sdraiato, allunga le zampe, ritraendo la testa e praticando la respirazione diaframmatica.

E poi, chi meglio di lui sa trovare le posizioni più adatte al riposo?

Impariamo, dunque, a copiare la sua stabilità di umore, il piacere per il gioco e, soprattutto, la regressione all’infanzia che ci aiuta a estrarre dal profondo del nostro animo il bimbo che ci abita.

gatto grigio persiano

Le confessioni di Betty

“Salve Mickey. Come va?”

“Ti serve qualcosa? Non sei mai stata così gentile!”

“Sì, in effetti avrei bisogno di un consiglio. Hai tempo?”

“Sì, certo. Siediti e inizia a raccontare.”

“Il mio problema è la mia mammy. Sai che le voglio molto bene, ma… mi è capitato d rivedere la mia ex mammy. Che mi ha invitata nella casa dove ho vissuto per alcuni anni e… l’amore è riaffiorato. Ora non so più che fare. Tu che mi consigli?”

“Non c’è una preferita nel tuo cuore?”

“No, io le amo entrambe e so che, se dovessi abbandonarne una, l’altra ne soffrirebbe!”

“Bene,” sentenzia Mickey. “Allora è semplice: non lasciarne nessuna. Ti puoi benissimo dividere tra le due case. Non c’è bisogno che siano al corrente della tua doppia vita se tu non vuoi.”

“Sei un genio, Mickey.”

“Eh, eh,” sorride sotto i baffi il mio amico. “La mia specialità è far ricuperare ai gatti i loro paradisi perduti!”

(dal Libro “La Felina Commedia” pubblicato in agosto 2014)

gattino rosso

Un gatto fa la sua comparsa nella tua vita. Tu hai diverse alternative:

  •  Non te ne importa nulla e tutto finisce lì.
  •  Sei interessato ma nello stesso tempo impossibilitato ad accoglierlo nel tuo ambiente a causa di resistenze altrui. Allora inizia la danza delle ore: a momenti vorresti importi, altri tentenni, altri ancora rinunci e poi di nuovo. Sì, ma, no, finché tutto finisce in un nulla di fatto (mancava forse un po’ di determinazione?).
  •  Sei interessato ma impossibilitato, però ti impegni affinché il gatto sia accolto in una struttura dove può essere accudito o, meglio ancora, da un privato che desideri occuparsi di lui.
  •  Sei interessato e lo accogli nella tua casa e tutto finisce lì. Anzi tutto inizia da lì perché non è possibile che una vita completa di gatto sia la fine di una storia: è solo l’inizio di un romanzo d’amore (non strappalacrime però!).

La mia era una casa normale: marito, figli, qualche gioia, qualche contrarietà; poi spalancai la porta alla magia, alla vitalità, allo stupore, alla meraviglia, alla fantasia, al mistero.

Basta serate noiose davanti alla TV, basta dormite pantagrueliche, ora micio, da raffinato acrobata, fantasioso giocatore, imprevedibile amico, diventa l’attore protagonista delle nostre serate, ricreando il calore di una vera famiglia.

Se alza la coda al nostro avvicinarsi, micio ci sta salutando, mostrandoci la sua gioia.

Se si struscia contro le nostre gambe, micio ci sta coccolando e, soprattutto, marcando con il proprio odore, affermando così: “Sei mio!”

Se micio appoggia il suo naso sul nostro, è amore vero.

Se micio sfrega il suo muso sul nostro viso, è intensamente innamorato di noi.

Se micio chiude gli occhi anziché tenerli aperti quando lo guardiamo, ci invia baci gioiosi.

Se micio ci rifila testate in qualsiasi parte del corpo, vuole giocare con noi, non prima di aver ricevuto la razione che gli spetta di coccole.

Se micio miagola il suo disappunto quando non gli badiamo, ci sa perdonare dopo un’indigestione di carezze.

Lui non solo fa parte della nostra vita, ma se ne impossessa per cambiare a suo piacimento i nostri piani e per insegnarci le fondamentali nozioni di convivenza. 

gatto che dorme in giardino

Non c’è nulla di più dolce del sentimento di pace che infonde quando il gatto riposa, e non c’è nulla di più vivace della sua natura quando è in movimento. (Christopher Smart)

I gatti non obbediscono al padrone per cause evolutive. Se discendeste dalle tigri, nemmeno voi ubbidireste ai pronipoti delle scimmie! (Ventotagliente, Twitter)

Il gatto è un essere vivente dotato di una sensibilità eccezionale, celata sotto un atteggiamento indifferente che gli osservatori superficiali scambiano per disinteresse o peggio ancora egoismo.

gatto tigrato che dorme

Mio bel gattino

Che fai un pisolino

Svegliati infine

Alle mie canzoncine.

Mio bel gattino

Che sul tuo lettino

Muovi la coda

È proprio una moda?

Mio bel gattino

Che sdraiato sul cuscino

Ammicchi con amore

Del mio cuore sei signore.

gatto con occhi verdi

Due verdi occhi di giada mi fissano

Immobili e freddi come acqua stagnante

D’improvviso si serrano come stanchi

Di sopportare luce troppo vivida.

Una zampetta di velluto mi sfiora

Come per una carezza timida e affettuosa

Un musetto di micia mi saluta

Con un miagolio lento e prolungato.

Una morbida rotondità pelosa

Mi balza improvvisa sul grembo

E io sento il caldo tepore di lei

Che mi trasmette messaggi oscuri

gatto tigrato bianco

Siamo propensi a interpretare come vanità, indifferenza, superiorità, arroganza o distacco quella che in realtà è una forma di autocompiacimento: perché il gatto è felice di essere se stesso. (Jeffrey Moussaieff Masson)

Per entrare nel mondo felino occorre munirsi di alcuni strumenti elencati di seguito:

  • Amore incondizionato;
  • Capacità di comprensione;
  • Capacità di sopportazione;
  • Disponibilità al gioco;
  • Disponibilità al sacrificio;
  • Generosità.

Ma tutto ciò non basta perché è il gatto che sceglie l’umano e non viceversa.

Aforisma: i gatti hanno una vita perfetta: ricevono coccole quando gli pare, possono dormire 24 ore su 24, odiano chi vogliono e, quando ingrassano, sono più belli.

alt="gatto nero che mangia"

Si muove lieve
Come un fiocco di neve
Osserva sornione
Con aria da birbone
Di bocconcini una porzione.
Si avvicina lento
Puntando l’alimento
È arrivato ormai
Senza mettersi nei guai
Evitando degli altri gatti il via vai.

alt="la spiritualità del gatto"

In Thailandia fu scritto “Il libro delle poesie dei gatti” o Tamra Maew, attualmente conservato nella biblioteca nazionale di Bangkok come un autentico tesoro.
Nel buddismo theravada esiste una leggenda legata ai gatti, considerati da sempre spiritualità pura.
Quando una persona raggiungeva i massimi livelli di spiritualità e poi moriva, la sua anima si reincarnava nel corpo di un gatto.
Quando una famiglia moriva, era sotterrata in una cripta insieme a un gatto vivo. La cripta possedeva una piccola fessura dalla quale l’animale poteva uscire e, quando lo faceva, si era sicuri che l’anima dei propri cari si fosse reincarnata nel corpo del gatto.

alt="gatto rosso tigrato"

Il gatto!
Magica è solo la parola che ci illanguidisce gli occhi al pensiero di una morbida pelliccia da accarezzare, di due diamanti colorati in cui sprofondare, di una musica straordinaria da aspirare.
Il gatto!
Essenza selvaggia e pur domestica, animatore delle nostre giornate, giocoliere spericolato mai fallibile, ideatore vanaglorioso e originale, attore e comunicatore impareggiabile.
Il gatto!
Eccezionale insieme di qualità invidiabili, affascinante calamita dei nostri pensieri, magnanime dispensatore di blandizie, abile governatore dei nostri ozi, inflessibile pedagogo.
Il gatto!
Quanto potere concentrato in così limitata dimensione!

Ecco come erano considerati i mici nell’antichità.

I gatti sono animali che hanno suscitato, fin dalla loro comparsa accanto all’uomo, diverse reazioni: c’è chi li considerava dei portafortuna e chi invece attribuiva loro delle facoltà negative, quali quelle di attirare sugli umani che li ospitavano la cattiva sorte.
In Cina i gatti erano considerati in grado si scacciare gli spiriti maligni con un solo sguardo.
In Egitto i gatti erano considerati sacri e, se il gatto di casa moriva, i famigliari si rasavano le sopracciglia in segno di lutto. Inoltre, gli egiziani erano convinti che di notte i raggi del sole si nascondessero negli occhi di questo meraviglioso felino.
In Francia anticamente si credeva che, seguendo un gatto nero, si arrivasse a scoprire un tesoro nascosto.
In Asia sudorientale si credeva che le anime, prima di reincarnarsi, dovessero passare attraverso il corpo di un gatto.
In Italia si era convinti che un gatto riuscisse a percepire l’aura di un corpo umano.

alt="gatto rosso che dorme"

Che cosa nasce in noi quando osserviamo un gatto?
Sonnecchia amoroso
Su morbidi cuscini.
Si sveglia voglioso
Di acqua e croccantini.
Stiracchia le sue membra
Per essere più agile.
Pettina il suo mantello
Per esse più bello.
È pronto!
Scende maestoso
Si avvicina al cibo
Osserva e annusa
Con la zampetta destra
Estrae qualche crocchetta
Se la porta alla bocca e
Solennemente
La trangugia.
Gatto, mio gatto,
stupore della mia vita,
ammaliatore nobile,
certezza assoluta,
donami la saggezza,
donami la sicurezza,
donami il fascino
con cui mi hai conquistata.

Aforisma: Una casa senza gatti è come un albero senza foglie.

alt="micino"

Disquisizione sull’essere gatto.
I gatti, come tutti sappiamo, sono esseri molto complessi che ci sorprendono sempre con nuove esibizioni. Quando ci sembra di aver capito tutto di loro, ecco un comportamento assolutamente imprevedibile che scuote le nostre convinzioni.Ebbene, viviamoli così i nostri mici. Ci arricchiscono la vita, ci donano affetto e, soprattutto, ci educano al rispetto (con zampate e morsi dolorosi quando i nostri comportamenti esulano dalla loro etica). Etica? Vi chiederete. Sì, proprio di etica si tratta, ovviamente di etica felina, non illudiamoci che i gatti abbiano gli stessi nostri valori, li hanno molto più elevati! (ahahah!)

Poiché questa è una rubrica che tratta dei gatti, visitiamo un pò il loro mondo interiore.
A livello emotivo il gatto, avendo vissuto da secoli con gli esseri umani e, pur tuttavia mantenendo la propria indipendenza di giudizio e comportamentale, è l’animale più completo. Nonostante le ore attive siano poche se confrontate a quelle del sonno, il gatto riesce a comunicarci una vitalità esuberante, un amore immenso per se stesso (e a volte anche un po’ per noi che gli viviamo accanto), una filosofia di vita adatta a ogni circostanza e un’intelligenza creativa che ci lascia sempre stupiti.

alt="gatto tigrato disteso sul prato"

Piccolo ammasso di pelo che riposa fiducioso sulle ginocchia e che reagisce con fusa immense a ogni lieve tocco umano. Esseri liberi da ogni regola, salvo l’abitudine. Curiosi, suscettibili, golosi e dormiglioni. Adorano giocare, riposare, la pulizia (propria e dell’ambiente in cui vivono). Spesso altezzosi, sordi alle chiamate (almeno per qualche minuto), vezzosi e fedeli ai propri istinti. Imparano presto gli artifici umani (che si possono utilizzare al massimo per un paio di volte) e come ottenere ciò che vogliono a seconda dell’umano con cui interagiscono.

Con o senza gatto?
Talvolta un po’ di solitudine non guasta, quindi stiamo volentieri in casa quando le nostre pile sono scariche.
Spesso però il vuoto delle stanze ci atterrisce, non per paure fisiche, ma per sbigottimenti mentali. Allora ecco comparire la rubrica del telefono con numeri salvifici di qualche amico o amica da invitare a cena.
Possibile non ci sia altra soluzione?
Ebbene sì, la soluzione esiste, semplice e salutare per chi l’adotta e per l’adottato. Sto parlando di un animale che aspetterebbe nella casa deserta il nostro ritorno, riempiendo di grida gioiose l’incontro continuamente rinnovato. Allora sì che avremmo fretta di levarci di dosso con una doccia bollente tutti i malumori e i problemi della giornata per metterci comodi a goderci il nostro amico peloso.
Avete mai provato la delizia di un micio sulle ginocchia? Quando le fusa sonore invadono il vostro animo, riempiendolo di vibrazioni lenitive, mentre gli sguardi languidi penetrano nei vostri cuori, versandovi bevande appassionate? E che dire del calore di un corpo vivo a contatto con il vostro? Sfido chiunque a restare indifferente!
Ma non è tutto: un gatto non si accontenta di mettervi a vostro agio, egli (e sottolineo il pronome personale) vuole arrivare a conquistare anche la vostra attenzione che carpirà con un briciolo di “pazzia da gioco”.
Volete sapere di che si tratta?
Il vostro micio si esibirà in corse sfrenate, inseguirà una pallina, un tappo di sughero, insomma qualsiasi cosa si permetta di rotolare, e per voi sarà impossibile mantenervi seri.
L’ora è tarda, il sonno abbassa le vostre palpebre, il letto accoglie le vostre membra tra cui un fagotto peloso si adatta a meraviglia.
Non lasciate che tutto questo resti un sogno!

alt="gatto certosino ed il suo umano"

Il gatto nella vita di un umano

Quando il mondo ti è nemico,
Guarda negli occhi il tuo micio.
Quando là fuori è tempesta,
Accarezzagli la testa.
Quando ti svegli svogliato,
Nutri l’affamato.
Quando ti senti solo,
Guarda gli uccelli in volo.
Quando ti poni domande,
Osserva le sue scorribande.
Quando sei oberata dagli anni,
Occupati dei suoi malanni.
Perché la vita senza un gatto
è qualcosa di rarefatto,
senza tatto,
ultrapiatto,
inadatto,
liquefatto.

E ora un aforisma che io trovo molto spassoso:

Il gatto sembra l’incarnazione di ogni cosa soffice, setosa, priva, nella sua composizione, di qualsiasi asperità: un sognatore la cui filosofia è “Dormi e lascia dormire”. (Saki)

Breve elogio (da leggere con disposizione d’animo sognante!)

Il gatto!
Magica è solo la parola che ci illanguidisce gli occhi al pensiero di una morbida pelliccia da accarezzare, di due diamanti colorati in cui sprofondare, di una musica straordinaria da aspirare.
Il gatto!
Essenza selvaggia e pur domestica, animatore delle nostre giornate, giocoliere spericolato mai fallibile, ideatore vanaglorioso e originale, attore e comunicatore impareggiabile.
Il gatto!
Eccezionale insieme di qualità invidiabili, affascinante calamita dei nostri pensieri, magnanime dispensatore di blandizie, abile governatore dei nostri ozi, inflessibile pedagogo.
Il gatto!
Quanto potere concentrato in così limitata dimensione!

gatto che vuole coccole